Edificio 2226: un prototipo del futuro
Da tempo gli architetti hanno compreso il loro dovere verso il futuro. Gli edifici hanno una permanenza che deve far prendere in considerazione gli interessi delle giovani generazioni come quelli dei loro successori. L'architetto Dietmar Eberle, cofondatore della società baumschlager eberle architekten, la chiama "responsabilità dell'architetto verso il futuro e quelle persone che non possono dire la propria." Tale responsabilità si unisce per Eberle a due doveri verso i viventi: usare l'ambiente costruito per migliorare la loro qualità della vita e usare le risorse con attenzione.
La società di Eberle ha avuto la rara opportunità di innalzare allo zenith questo pensiero, progettando un edificio che avrebbe essa stessa occupato. Fu colta l'opportunità di creare un prototipo per il futuro in base alle proprie idee. Incorporando i concetti più ambiziosi degli architetti sul futuro del design e dell'edilizia, oltre ai materiali e dispositivi più avanzati, il risultato è stato un capolavoro della sperimentazione, con un piede nel presente all'avanguardia e l'altro in un futuro quasi fantascientifico.
All'edificio è stato dato il nomignolo 2226 per la sua capacità di mantenere automaticamente una temperatura compresa fra i 22 e 26° Celsius (la "zona abitabile" per la temperatura degli interni). Il nome però richiama anche un futuro non lontanissimo, che potrebbe somigliare moltissimo alla visione incarnata dall'edificio.
Progettare il futuro
Il futuro non è il risultato dei castelli in aria degli architetti. Ogni decisione è stata guidata da due domande. La prima: come possiamo creare delle connessioni pratiche per gli occupanti dell'edificio senza dover sostituire la natura con un ambiente tecnico? La seconda: come possiamo usare meno energia per avere più comfort?
Con la guida di queste domande, l'eccezionale forma dell'edificio ha fatto seguito con precisione e ingegnosità all'impegno sulle funzionalità chiave. La sua imponenza di enorme - addirittura banale - cubo bianco è il risultato della decisione di creare un edificio che sia totalmente privo di qualsiasi sistema meccanico di riscaldamento, ventilazione o condizionamento dell'aria, facendo risparmiare denaro, energia e abbattendo i normali costi di manutenzione. Invece dei sistemi standard, l'edificio fa uso della propria massiccia struttura per accumulare il calore generato dai propri occupanti e relativi computer. L'esoscheletro dell'edificio consiste di due pareti di mattoni collegate, ciascuna spessa 38 centimetri. Questo approccio pragmatico, addirittura storico, si combina con uno ultramoderno: la modulazione del calore tramite un nuovo software che controlla i flussi energetici interni tramite dei sensori, per aprire e chiudere le strette aperture integrate nelle finestre.
La concentrazione sull'ambiente dell'aria interna rivela che il design interno dell'edificio è stato una al centro della sua realizzazione fin dal primo giorno. Di conseguenza era prezioso sapere in anticipo quali mobili sarebbero stati usati. Essendo cliente di USM già da un decennio, la società possedeva una serie di sistemi di arredamento USM Haller con già 15 anni di servizio sulle spalle. Queste unità erano diventate il riferimento della società per tutto il resto: gli architetti ne usarono le misure come una precisa specifica dei mobili aggiuntivi che furono commissionati per il progetto. Pianificarono inoltre con attenzione la disposizione dell'ufficio, posizionando i mobili per gestire il flusso di persone e di informazioni, assicurandone la coerenza con i principi alla base dell'edificio.
Questa collaborazione - fra USM e degli architetti al culmine della propria professionalità - continuerà per gli anni a venire.
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